Al fotofinish,si.
Perché questo anno, seppur delle nostre bellissime amiche fosse pieno dappertutto,il tempo da dedicare alla pesca è stato sempre meno.
Voglio raccontarvi la bellissima mattinata dell’altra giorno, era da tanto che non mi divertivo così.
Dopo un veloce scambio di messaggi ed uno sguardo al meteo, con l’amico Simone decidiamo di incontrarci a metà strada, con lui in colpevole ritardo. Un ora di curve farà in modo di aumentare il gap tra il crescupolo ed i nostri lanci,ed infatti arriviamo sullo spot verso le 7 circa. Altri 10 minuti si perdono a gincanare tra i dirupi di una punta in cui non si capisce bene dove scendere senza perdere le pennacce, ma alla fine ci facciamo coraggio e sbrandellando rocce di scisto come se non ci fosse un domani, riusciamo a trovare un punto utile.
Sin dai primi lanci l’attività delle lampughe è evidente : dopo due lanci ne aggancio una a saponetta mentre parlavo di musica con Simone…morale della favola,due salti e si è slamata.
Ma il primo branco non si fa attendere : montato un wtd qualunque, al primo lancio botta in canna, ferrata plastica e via al salpaggio della prima di tante.
Nel giro di pochi lanci, ne agganciamo a ripetizione, è il finimondo. Arrivano da tutte le parti, lascio pescare Simone mentre io mi dedico a qualche scatto delle prime, per poi lasciarmi prendere dal divertimento e lasciare perdere le foto :
Se le chiamano Dorado, un motivo ci sarà….colori magnifici, combattimenti divertenti e frenesia alimentare a mille. Su 20 catture effettuate, solo un pesce è stato trattenuto perché ha ingoiato completamente il popper di Simone, quindi impossibile da slamare e rilasciare viva. Come mi insegnò il maestro,la prima volta che mi portò a lampughe, : “Vanno fatte stancare e slamate in acqua, così riesci a rilasciarle senza problemi e limiti il rischio di ancorette in faccia“. Con il senno di poi, quando è possibile, il mio consiglio è di pescarle con gli ami singoli, così da evitare problemi vari ed eventuali, e poterle rilasciare senza creare danni fisici peggiori di quelli che già gli infliggiamo pescandole.
Qui sotto ritraiamo un animale dalla cresta rovinata, l’occhio spento e un odore pessimo. L’altra è una lampuga.
Scherzi a parte, questa è stata l’unica lampuga, seppur non di taglia, che ha messo in difficoltà Simone. Ha puntato le rocce, ha fatto due giri di trecciato su uno scoglio, per poi andare a raschiare il fluorocarbon su un altro.
Una volta salpata, la domanda è stata : forno o libertà?
Ha prevalso il fatto di non volermi puzzare la macchina appena lavata, perché sfortunatamente non giro con le buste del secco nel cofano, come ho visto fare a certa gente.
Per qualcuno, riempire la busta di pesci è meglio che riempirsi l’anima di rilasci. Sopratutto, quando i pesci in questione saranno pure bellissimi e combattivi, ma a tavola, continuo a preferire gli scampi crudi.
Matte