Vorrei raccontarvi l’avventura di circa un mese fà, dalla quale sono rimasto piacevolmente stupito.
Premetto che, per come la vedo io, nella vita, come nella pesca, ci sono variabili che non possiamo influenzare. A volte fungiamo da ago della bilancia, altre, fatalmente, possiamo anche cercare di modificare il corso degli eventi, che il risultato, per quanto sfavorevole nei nostri confronti, non varierà di una virgola. Ragion per cui, mettersi l’anima in pace è il palliativo migliore per alcune situazioni che sono destinate ad andare male. Anzi, citando la seconda legge di Murphy (Non Eddie eh, sia ben chiaro), se una cosa può andar male, lo farà.
Era una di quelle giornate ventose e fastidiose, dove a pesca non sai dove fare l’uovo. Giri un paio di spot, ti accorgi che sono tutti impescabili, e ti ritrovi a pescare nell’unico punto riparato nel giro di km. Quello spot in cui qualche pesce l’hai pure preso, ma sai benissimo che al 90%, sarà un cappotto annunciato.
In compagnia di un amico, comincio come mio solito a pescare a silicone, perlustro i pochi punti che mi danno fiducia, passando poi alle HB minuscole. Prima l’angolino del molo, poi un pochino più in fondo, lascio affondare l’esca e recupero a strappetti un piccolo jerk di nonsoqualemarca giapponese (qualcosa tipo northcraft o giù di lì), abilmente preso in prestito dalla scatola dell’amico.
Lui, fatalista, sta fermo e guarda spensierato l’acqua, mentre io mi allontano per provare le ultime poste eventualmente buone di quello spot. Il vento sembra calato e la serata si rende interessante.
Primo lancio all’angolo, due jerkatine e stop….due strapetti e stop…la testa stava viaggiando nei meandri del lavoro, quando un bella botta inchioda il girare del mulinello….ferrata immediata e combattimento simpatico…due fughe da regina mi fanno ben sperare in una bellissima spigola…ed infatti così è stato…la recupero il più in fretta possibile per farla stancare poco…
L’amico filma il tutto, e la serata è diventata magnifica.
Non un alito di vento, non una goccia di pioggia. Si filma il veloce combattimento, si fanno due foto veloci fuori dall’acqua e si rilascia la spigola in men che non si dica. Soddisfatto per la cattura e per i bellissimi scatti che mi ha concesso il compare, si ipotizza il peso. Nel mentre, decide di fare due lanci pure lui per verificare la presenza o meno di altre spigole.
Prende la canna, monta l’esca, sta per lanciare e…..il vento si rialza fortissimo. Talmente forte che mi vola una busta di silicone dalla giberna e corro a prenderla…comincia a piovviginare…nel giro di pochi attimi è il finimondo…
Il mio amico alza la testa per dirmi qualcosa ed intravedo una figura vestita di scuro venirci in contro. Pian piano, riesco ad individuare una divisa. La capitaneria di porto.
L’ufficiale ci chiede cosa ci facciamo li con le canne, poichè è stato, da poco, messo il divieto di pesca in tutta l’area. Rispondo che siamo andati a fare una passeggiata, e lui risponde prontamente che se ci avesse beccato con l’esca in acqua, ci saremmo presi un multone. Ma sopratutto, di andarcene di corsa che non potevamo stare a passeggio all’interno di quell’area.
Premetto che ho il massimo rispetto delle autorità e delle regole, se lo avessi saputo da prima non ci avrei minimamente pensato a pescare nell’interno della zona vietata.
Prendiamo il tutto e fuggiamo alla macchina. Se il vento non si fosse alzato improvvisamente, il compare sarebbe stato beccato con le mani nella marmellata, e ci sarebbe scappata una super multa per entrambi.
Mi piace pensare che, il gesto di aver fatto tornare a nuotare tranquilla nel suo mare, quel bellissimo esemplare di spigola, abbia scatenato un’evento causa – effetto nei nostri confronti da parte della natura. Una specie di “fare del bene per riceverne”, anche se sappiamo benissimo che per fare del bene in maniera integrale, a pesca non dovremo neanche andarci. Ma cosa volete farci, siamo uomini,ed i vizi ci contraddistinguono.
E’ bello credere che il vento si sia alzato per evitare il lancio che ci avrebbe fatto multare. Diciamo che è interessante vederla sotto questo aspetto.
Non prendetemi per matto, ma non sempre possiamo spiegare determinate cose in maniera matematica. Il cantante del mio gruppo pratica la religione buddhista. E’ stato lui a portarmi a riflettere su questo fatto, una sfumatura molto interessante, che ci eleva ad essere noi stessi parte della natura.
Vi lascio con uno scatto della bellissima spigola :
Matteo