Il nostro viaggio a Lanzarote, raccontato dall’amico Phobiospin (Fabio Frau).
“Il classico sibilo della frustata di una canna da spinning accompagnato dal fruscio della treccia tra gli anelli.
Un suono ripetitivo, spesso ignorato, un suono che dopo un istante dimentico,
ma in questo caso non scorderò mai… probabilmente perché questa volta
volevo apprezzare al meglio anche i più piccoli particolari,
probabilmente perché ero consapevole del fatto di non essere preparato a ciò che mi aspettava,
o semplicemente perché quello era il suono del mio primo lancio nell’oceano.

Tempo fa, il buon vecchio Matteo “Headline”, mi propose una vacanza di pesca a Lanzarote.
Ovviamente accettai senza pensarci due volte, ma lo feci con troppa superficialità,
sfidando quello che per me era ignoto, con la sicurezza di averla vinta prima di iniziare.
Più il giorno della partenza si avvicinava, più questa sicurezza andava via via diminuendo.
Non tanto per la paura dell’oceano in se ma più che altro per affrontarlo con le mie capacità.
Mi sono documentato tanto, non solo sul forum, chiedendo personalmente agli amici
che prima di me hanno avuto la possibilità di pescare in quei posti fantastici.

Ognuno mi ha dato la sua versione, dove la costante è stata la sicurezza in pesca.
Capisco solo ora le parole di Paolo Canti che, nonostante pericolosità e diminuzione di pesce,
augurava ad ogni malato di pesca di trovarsi lì almeno una volta nella vita.
Probabilmente ora come ora se qualcuno me le chiedesse darei le stesse informazioni che son state date a me,
ma da come la vedo io servirebbero ben poco. La mia opinione è che per capire veramente
devi essere lì e vivere in prima persona tutto ciò che ti circonda,
dal primo contatto della suola con quelle rocce vulcaniche
al profumo di salsedine che si sprigiona nell’aria dopo che l’onda s’infrange sugli scogli.

Non riesco ancora a capire come abbia fatto il tempo a trascorrere così velocemente dal giorno
in cui Matteo mi disse “…ho bloccato i biglietti, partiamo i primi di ottobre…”, fino ad oggi,
seduto davanti al pc a scrivere queste poche righe. L’organizzazione generale è stata impeccabile,
uno dei tanti pregi di Headline è proprio quello di non lasciare mai niente al caso.
La programmazione è meticolosa da far invidia ad un serial killer…
il che non mi ha fatto passare proprio serenamente la prima notte in hotel
avendo una camera da dividere in due.
Dalla nostra residenza ho subito capito che il mio amico è un buongustaio…

…e quando dico buongustaio non intendo solo per le scelte dell’alloggio…

I primi giorni di pesca sono stati impegnativi per varie ragioni,
il mare e il vento non si sono placati un attimo e ogni giorno si rinforzavano.
Molto spesso avevo difficoltà a far lavorare anche gli artificiali con le palette più grosse
e gli unici jig che ti permettevano di stare in pesca erano dai 50 – 60 g in su.
Le catture sono arrivate un po’ tardino, alcune (per non dire la maggior parte) non hanno
meritato nemmeno una foto viste le dimensioni delle prede abbastanza esigue…
a volte però nonostante la piccola taglia con la corrente a favore del pesce ci si poteva divertire lo stesso

La musica cambia quando il Dott. Paolo Canti riesce a liberarsi dagli impegni
e dopo una cena a base di sublime carne Uruguaiana, nei primi 15 minuti della mattinata seguente
decide di spiegarci come ci si approccia alle scogliere oceaniche, fregando un barracuda a Jig,
un padellone di sarago a galla tra la schiuma…

…e dopo 4 o 5 slamate e riallamate nel giro di 20 secondi tra la frenesia del branco, salpa una bellissima palamita (agganciata per la coda). Ricordo ancora le sue parole alla prima fuga “ma questa non si ferma più???”

Poi è il momento di Matteo che incanna un altro trenino. A giudicare dalle grida e dal suono
della frizione dello stradic dovrebbe essersi divertito parecchio…
purtroppo quando tutto sembrava andare per il meglio,
il trecciato sfrega sul gradino tagliando a una decina di metri da lui.

Nonostante la cattura mancata per poco è stato un bel combattimento,
mi ha dato un bel po’ di carica e sicuramente ne ha dato anche al mio compagno di viaggio.
Aver conosciuto Paolo, e credo di parlare anche a nome di Matteo,
è stato uno dei momenti migliori della vacanza. Un grande pescatore ma soprattutto una grande persona
con la quale si può parlare di tutto, dal calcio (per chi volesse infierire sappiate che è interista)
alla situazione economico-sociale di Italia, Spagna e Canarie.
Colgo l’occasione per salutarlo e ringraziarlo per il (purtroppo) poco tempo passato assieme.
Sarà sicuramente un arrivederci, o tu qui o noi li… anche se sarei più propenso per la seconda ipotesi !


Fatto tesoro dei consigli ricevuti riprendiamo la nostra strada (rigorosamente sterrata) in giro per l’isola.
I pesci iniziano a collaborare un po’ di più, Matteo incanna qualche serrotto e una palmitina
che ritrovano la via del mare senza essere neanche fotografati
mentre io mi fossilizzo con i barrini, anch’essi tutti C&R.
Logorati da stanchezza e fame decidiamo anche di fare un po’ i turisti e tra momenti di puro divertimento…




.
Decidiamo di passarlo in costa ovest, in particolare decidiamo di fare il tramonto
nello spot che ci ha regalato più catture anche se serrotti e barrini di modeste dimensioni…
eccezion fatta per un bel serrone agganciato poi slamato da Matteo sul Buginu.
Stranamente con il passare delle ore non si vede la minima attività di pesce, neanche i soliti serrotti,
fino al cambio di luce. Io smetto un po’ di lanciare e cerco di limitare il dolore alla spalla,
Matteo continua come un tritasassi.
Quando la luce continua a diminuire sento un urlo: “CE L’HOOOO!!!”, faccio in tempo a girarmi
e la frizione dello Stradic inizia a cantare disperatamente!
Mi avvicino a Matteo e gli dico in tono scherzoso di toglierlo,
così potevamo regalarlo a dei tizi che abitavano vicino alla scogliera
con i quali avevamo fatto amicizia… poi ho visto la piega della canna… non era di certo piccolo.
Dopo qualche fuga (non so se fosse più stanco il pesce o Matteo) con pazienza e sapienza,
Headline ha la meglio e riesce a farlo aggallare tra le onde sotto di noi.
Le dimensioni di quel serra erano a dir poco imbarazzanti,
non mi piace parlare di pesi ma in questo caso mi sento di poter fare un eccezione,
se non era un doppia cifra ci mancava poco!
Corro a prendere il raffio, e cerco di scendere il più possibile vicino al mare cercando di ignorare buio e onde.
Con il Picco di bassa marea la distanza tra la nostra posizione e il mare
era aumentata di parecchio e anche allungandomi al massimo con il raffio non arrivavo all’acqua.
Matteo mi suggerisce di alzarlo un po’ dal terminale ma non arrivando neanche al terminale
faccio un giro con il trecciato attorno alla mano.
In quel preciso momento un’onda prima sposta avanti il pesce e poi lo trascina indietro
portandolo sotto una rientranza con quei maledetti denti di cane.
Il contatto è durato una frazione di secondo ma è stato sufficiente per la rottura.
Non descrivo quello che è successo dopo per ovvie ragioni.
A mente un po’ più fredda Matteo inizia con i classici “se avessi o se fossi stato”
ma mi assumo la responsabilità del mio errore, avrei dovuto lasciare il trecciato.
Mentre pensavo che se c’era qualcuno tra i due che meritava la cattura di certo non ero io,
al lancio successivo sento la canna inchiodarsi su una jerkata. Ferrata e inizia il combattimento.
Non capivo se era grosso per via della potenza delle onde ma sembrava abbastanza infuriato
e mi ha fatto abbastanza divertire. Dopo qualche fuga riesco ad aggallarla e Matteo riesce a salparla di peso
da un’altezza abbastanza importante… ma per quel peso era molto più fattibile.
Con sorpresa alla luce della lampada vedo di cosa si tratta.

Questa cattura è la più bella della mia breve carriera da spinner
ma non sarebbe mai arrivata se al mio fianco non avessi avuto te,
non solo per il fatto di averla salpata ma anche per avermi invogliato a lanciare
quando tutto sembrava andare per il verso sbagliato… e ricorda, ti devo un serra da 8.
Grazie Matte !
Infine si torna a casa, stanchi, un pò delusi ma allo stesso tempo
estremamente soddisfatti di aver sfidato quello che prima era ignoto,
per aver dato tutto quello che avevamo in situazioni sempre difficili.

A presto Lanzarote “
Che dire…un’arrivederci all’anno prossimo Lanzarote!
Matteo & Fabio